lunedì 4 maggio 2009

Huancayo, ma anche no.

Margarita, la cuoca

Ancora traumatizzati dal soggiorno a Lima e dopo la visita lampo nella selva tirolese di Pozuzo, ci siamo diretti in direzione di Huancayo. Da Pozuzo ci aveva assalito la voglia di lanciarci nella foresta in direzione nord, arrivare in jeep fino alla colonia austrotedesca di Codo de Pozuzo, da lì salire su una lancia in direzione Puerto Bermudez e metterci alla ricerca dello sciamano pennuto. Ma alla fine, fatti due conti, era una minchiata colossale. A quest'ora saremmo ancora là ad ammazzare zanzare e a lottare contro il dengue. Quindi, siamo saliti su una improbabile combi, nei posti peggiori, e ci siamo fatti la strada fino a Oxapampa (tre ore di strapiombi infernali) e da lì, dopo una colazione dalla vecchia austroperuana che ci aveva sfamati il primo giorno, abbiamo preso un'altra combi (il bussino a 15 posti nominali stile wolkswagen...) direzione Tarma, definita dalla Lonely "la perla delle ande". Arrivati nella perla delle ande, dopo tipo 12 ore di viaggio estenuante con le ginocchia puntate nella schiena del passeggero di fronte (in Perù sono alto...), dopo aver dormito con la testa ciondolante il più possibile e averla picchiata un numero notevole di volte nel finestrino, nel montante, nella mamacha alla mia sinistra, dopo aver agognato l'arrivo ore ore e ore, non ce l'abbiamo proprio fatta a scendere a Tarma. La perla delle ande, maledetta lonely, si è rivelata una polverosa cittadina stile frontiera, e noi eravamo troppo stanchi per darle una seconda opportunità. Inoltre il sedile cencioso del bus, dopo ore con il culo incollato al seggiolino di legno della combi di turno con schienale a 90º, mi sembrava un materasso matrimoniale ortopedico con lenzuola di seta, e non era assolutamente possibile farmi smettere di russare. Che bello. Quindi abbiamo proseguito la corsa fino a Huancayo. E lì siamo scesi per dormire almeno una notte in un letto vero. Pigri entrambi, con un insanabile desiderio di comodità e sperando di incontrare segni di civiltà che annacquassero l'esclusiva vita matrimoniale degli ultimi giorni, io e Nicola ci siamo diretti veloci come fusi verso l'ostello lonely, e dopo una fallimentare trattativa con la tipa ci siamo rimasti. Era vuoto. Si chiama la "Casa de la Abuela" e non ne vale proprio la pena, a parte la possibilità di scroccare internet di frodo per mancanza totale di vigilantes. La mezz'ora gratis che ci hanno regalato si è trasformata in mezza giornata più o meno. A Huancayo ci è costato uno sforzo tremendo andare a visitare qualcosa...del resto siamo rimasti solo 24 ore, dedicate quasi completamente alla gastronomia. Nell'ordine ci siamo sparati: Causa rellena (una specia di torta di patate ripiena) con insalata di broccoli e cipolline, panino con el Jamon che non è prosciutto ma una specie di porchetta, Chicharron de chancho (maiale fritto...una roba afrodisiaca, con patate e cipolle sempre) e per terminare in belleza un arroz Chaufa 5 Sabores (una riso cinese ai 5 sapori che quasi schianto). Insomma, stiamo ingrassando. Incredibile.

Da Huancayo, alle nove di sera del giorno dopo, siamo saliti su uno splendido autobus direzione Ayacucho. E qui, finalmente, dopo giorni di down il viaggio ha ripreso vigore e tutto per merito dell'incomparabile Michelle Murray. Statunitense di Portland, Oregon, che ci ha spiegato essere lo stato più polemico rompicoglioni e izquierdista di tutti gli USA, dove Bush non entra neanche coi baffi finti perchè gli fanno un culo così e non si possono permettere di spendere milioni in sicurezza per quell'idiota (parole sue). In effetti ce ne siamo accorti. Già il buon Mike ci aveva spiegato che tutta la costa west del nord-america, da Vancouver a San Diego, è popolata da hippies antiproibizionisti democratici con una insanabile passione per la marijuana. Ne abbiamo avuto riprova. E devo dire che ci siamo anche riconciliati un pò col popolo USA, che non è costituito solo da Condoleeza Rice e Tom Cruise. Meno male.
Il soggiorno è stato tutto all'insegna degli stereotipi nazionali, con gli italiani, definiti "cooking machine", sempre intenti a deliziare le padrone di casa con i più succulenti manicaretti. Alla fine son già tre notti che siamo qui, a cazzeggiare. E la città te lo richiede. Un sole eccezionale, non piove quasi mai, le strade sono sempre piene di gente intenta a passeggiare e a far niente, l'architettura è interessante, coloniale certo, ma l'atmosfera è calda e accogliente e anche la gente sembra molto amichevole, inoltre la casa di Michelle è uno spettacolo e le padrone di casa, colte da compassione, ci hanno pure comprato un materasso un pò più grande...solo dopo averci preso per il culo sonoramente per aver condiviso un materasso a una piazza. Che carini.
Insomma, la città del terrorismo tutto sembra meno ciò che ha tristemente rappresentato negli anni di Sendero. La gente sembra avere veramente voglia di dimenticare quegli anni, di ripartire e di vivere un pò più allegramente, senza pensare alle marce rivoluzionare di quel pazzo di Guzmàn, agli slogan maoisti e all'iconografia disgustosa stile culto della personalità nordcoreana con cui riempiva mura e volantini. Ciò che resta, è il narcotraffico, testimoniato dalla ingiustificabile presenza di cambisti. Se non ci sono turisti (per colpa della guerra) da dove arrivano tutti questi dollari? Dalla selva. In uno dei paesi con la polizia più corrotta di tutto il sudamerica è probabilmente un problema senza possibilità di soluzione.
Stasera ce ne andiamo, 20 ore di strada allucinante direzione Cusco. Lì sì che il turismo ci farà rimpiangere la tranquillità ayacuchana.



Nessun commento:

Posta un commento