martedì 21 luglio 2009

Dolce dormir...

Ci sono momenti in cui é bene mettere da parte la polemica, dimenticarsi di Renzi, della Tramvia, di Cuffaro e di Razinger e godersi il caribe, mangiare aragoste, fare il bagno con il diluvio, dormire in un'amaca e dedicarsi a sé stessi...





L'arcipelago di San Blas e un'indigena kuna con il figlio

venerdì 17 luglio 2009

Le Priorità

Mentre cammino verso il Museo Afro-Antillano di Panama passo accanto a una inquietante pubblicità della Claro, compagnia di telefonia cellulare, con un bambino anoressico di classe media con un sorrise ebete e un ciuffo odioso che ostenta il suo "primo cellulare". Non posso far altro che pensare che in America Latina e Caribe ben 8.8 milioni di bambini soffrono di denutrizione cronica. Mi immagino la faccia sorridente di un bambino indio, o nero, finalmente sazio, con un sorriso genuino e sincero che davanti a un piatto finemente ripulito ostenta la sua felicità, e rutta. Per il primo piatto completo della sua vità che, come si sa, è fatta di priorità. La priorità della Claro, come di tutto il sistema di marketing mondiale è convincere i bambini a rompere il cazzo ai genitori fino allo sfinimento perchè comprino tutto l'inutile possibile che la mente di un bambino non è assolutamente in grado di discernere. Mentre all'adulto resta ancora un pò di capacità di giudizio, al meno la capacità di leggere il suo estratto conto sotto zero, il bambino sa una sega lui, e tira la gonna e si attacca ai pantaloni, e piange, si dispera, minaccia il suicidio, la fuga, è diabolico e ormai perverso perchè vuole il cellulare della nokia e gli occhiali di dolce&gabanna (linea Kids). Il genitore invece di dare uno schiaffone al figlio e di mandarlo a letto, sentendosi un fallito sempre per colpa della pubblicità che gli chiede di essere un genitore fico con un ciuffo holliwoddiano tipo quello di Matteo Renzi, accende l'ennesimo prestito al 27% con Prestitò o Credial e si porta a casa una settimana di silenzio del pargolo, il quale presto o tardi ricomincerà, chiedendogli magari di comprarsi la Rav4 perchè se no è un papà di merda, uno sfigato, un fallito e pure un idiota, mica come il babbo di Antonhy, tanto per citare uno dei tanti nomi del cazzo che le famiglie di oggi danno ai figli (e che sono di per se stessi delle condanne scritte per il figlio a essere un grandisimo scassacazzi nell'infanzia, un inetto pilota di minicar odiose nella pubertà e un cocainomane viziato nella fase adulta). Dopo questo veloce pensiero, arrivo al Museo e lo trovo chiuso per pausa pranzo, quindi mi precipito a mangiare pure io, nella splendida bettola in centro dove per 2 dollari mio servono un piatto immenso di carne, lenticchie, riso e pure un caffè, oltre a una fauna multicolore di invisibili parassiti che si impossessano delle mie viscere. Che soddisfazione. Uno dei punti di forza di questi adorabili posti è che non ci troverai mai un bambino odioso con il cellulare e la lacoste, un padre con gli occhiali di armani e il blackberry o una madre con un collier di cartier e un puzzolente profumo di chanel. Terminato il lauto pasto torno verso il museo, busso alla finestra e un paio di splendide signore di colore mi aprono col sorriso. Il museo occupa una vecchia chiesa in legno che rispetta pienamente lo stile New Orleans delle casette della parte vecchia della città. Altri edifici sono in muratura ma hanno sempre un'inconfondibile stile coloniale. Tutto trasuda una allegra decadenza. Sembra un pò la Havana (come se ci fossi stato), solo che per la strada invece dei FIAT 131 ci sono macchine un pò più moderne. Oltre ai FIAT 131, s'intende, e il presidente non è un barbudo 80enne ma un miliardario di discendenza italiana che ha promesso mari&monti (ricorda un pò qualcuno). Il museo è piccolo, ma carino. Nella visità vengo guidato da Marcia, la Principessa Congo di Panama perchè Panama è un mix indescrivibile di colori. Gli afro-coloniali, a cui appartiene la signora, sono coloro giunti sull'istmo con le prime ondate colonizzatrici spagnole, sopratutto dal Congo, arrivati direttamente dall'Africa come schiavi occupano queste terre da 5 secoli e si sono integrati linguisticamente e culturalmente con la realtà panameña, contribuendo a crearla. E sono piuttosto orgogliosi di tutto ciò. Le altre comunità afro, invece, sono arrivate a Panama con l'ondata di mano d'opera piovuta durante i lavori di costruzione del Canale Francese prima e del Canale Americano poi. Sono gli afro-caribeños, giunti dalle isole caraibiche di lingua francese e inglese che hanno contribuito anche se in maniera diversa dagli afro-coloniali, allo sviluppo della multiculturalità panameña. Sono gli ultimi arrivati, ed erano la vera carne da cannone del canale, sfruttati e malpagati allo stesso modo dei congos e dei bianchi europei (fra cui un migliaio di italiani, greci, irlandesi...tutta la crema, insomma). Questi emigrati erano inoltre vittima di discriminazione sul lavoro, ricevevano infatti il "silver roll", che a differenza del "golden roll" (il quale spettava solo ai lavoratori bianchi statunitensi) consisteva nella metà della paga in moneta locale (invece che in oro) e di una serie infinita di svantaggi. Degli 80.000 lavoratori transitati nella costruzione del Canale ne morirono circa 20.000, la maggioranza afro-caraibici.
Ma il canale va difeso, perche fattura ogni anno circa 750.000.000 di dollari, facendo passare circa 14.000 navi all'anno per un pedaggio medio di 54.000$ cada una e contribuendo alla prosperità del commercio mondiale, che culo no? Quindi, tutte le cose brutte e cattive che riguardano il canale vanno dette fra le righe, o all'arrovescia. Per esempio: il canale inquina l'acqua?? nel museo ci mettiamo una bella sezione sull'importanza dell'acqua come risorsa per il futuro, e il visitante esce dicendo "che brava l'autorità del canale che pensa all'acqua...sticazzi!". Il canale distrugge la biosfera??? tranquilli, nel museo mettiamo una bella sezione che descrive il come eravamo della fauna&flora selvatica della zona del canale, e il turista è sempre più confuso e esclama "anvedi come sono ecologgici quelli dell'autorità del canale...sticazzi!". Un pò come la Shell, che quando voleva smentire quei cattivoni malpensanti che la accusavano di inquinare il mondo, fece una pubblicità su un loro progetto di salvaguardia di una farfallina tanto carina in richio di estinzione. Il progetto di salvaguardia mettiamo costava 50.000$. Trasmettere la pubblicità in tutto il mondo in 10 lingue costava, che so io, 50.000.000 di $. Ma la vita si sa, è fatta di priorità, e il consumatore in questo modo, confuso, sussurava: "sticazzi...", vedendo la farfallina della Shell volteggiare felice nel farfallodromo della Shell, e andava a fare benzina al distributore della Shell anche se era il più caro di tutti e poi giù a tutto gas per la circonvallazione che tanto la farfalla della Shell è sana come un pesce. Insomma, il mondo fa schifo, se no Renzi non sarebbe mai diventato sindaco di una città che qualche anno fa era la perla della cultura del mondo civilizzato, si o no Renzi? Vabbè va, sul canale se ne potrebbero dire di tutti i colori, diciamo che almeno gli statiuniti si sono levati dalle palle restituendo dignità territoriale a un paese che nell'essere "istmo" ha trovato da sempre la sua caratterizzazione nazionale. Come disse il grande Torrijos, a cui il povero Renzi non potrebbe nemmeno scaccolare una narice, "io non voglio entrare nella storia, voglio entrare nella zona del canale!". Noi accontentiamoci della Cittadella Viola e di un sindaco che nel programma elettorale da VOI votato ha scritto, al punto 51: “Il futuro è viola, basta chiacchiere, si decida”. No dico io, son questi gli statisti del domani...good night and good luck!

martedì 14 luglio 2009

Panama


Mentre nel 1977 il Presidente Torrijos, forse l'unico vero dittatore illuminato della storia, firmava il trattato di restituzione del Canale con gli Stati Uniti rappresentati dal filantropo Carter, forse l'ultimo essere umano a siedere nella stanza ovale, Kissinger, la Tatcher, Bush (che già lavorava e tramava nelle stanze della CasaBianca) sorridevano amari quando chiamati in causa dall'onesto, quasi ingenuo, presidente Carter. Kissinger, mentre sorrideva, pensava, "col cazzo che ti facciamo rieleggere coglione". E infatti fu fatto. Niente rielezione. Al povero Torrijos, che stava rimettendo in sesto un paese che era uscito, guarda caso, da una dittatura militare iniziata, col beneplacido dei gringos, proprio con i primi aneliti di indipendenza dell'ingrato popolo panameño, toccò la sorte peggiore. Salito sull'elicottero sbagliato perchè mal consigliato da una sua guardia di sicurezza poco interessata alla sua sicurezza, saltò inspiegabilmente in aria poco dopo il decollo. "Chi sarà stato??" dissero tutti. Forse quelli della mala, forse la pubblicità, suggerì Max Pezzali con quella faccia a culo che si ritrova. "Forse Andreotti?" suggerì metà dell'elettorato italiano. No, niente di più facile: fu la CIA. In quei giorni era dura la vita dei presidenti latinoamericani ribelli. Un altro impertinente, tal Roldòs, ecuatoriano, morì poco tempo dopo in circostanze simili. Aveva avuto il coraggio di rivendivare, addirittura con una legge, il diritto di sfruttare le risorse del suo Stato per il beneficio del suo Stato invece che degli Stati Uniti e delle sue corporations. "Ma siamo matti??" disse Reagan, mentre guardava un film western con John Wayne e ordinava un BigMac e una boccia di wiskhy. Il suo vicepresidente, che si chiamava Bush, proprio lui, i film non li guardava, si limitava a scrivere le scieneggiature. La CIA li produceva, con incassi eccezionali. Si faceva pagare di solito con eroina o cocaina, dipendendo da dove venivano distribuiti, se in Afganistan o in America Latina. Che bravo era Bush. Risolto il problema Torrijos, il buon Noriega prese il suo posto e in 8 anni, da essere il vice di Torrijos (quindi, si presume, una persona quanto meno normale), si convertì nel Bin Laden dell'istmo, tanto cattivo nel trafficare droga in direzione nord da meritarsi l'invasione del suo stato. Forse la cocaina che spediva aldilà del Rio Bravo non era buona e questo provocò le ire della CIA, che con la cocaina ci doveva vivere. In quel favoloso anno, il 1989, il presidente degli Stati Uniti d'America era, ma guarda un pò, Bush, proprio lui. A Reagan, ormai, a forza di vedere western, mangiare BigMac e tracannare wiskhy gli era venuto l'Alzaihmer. E a Bush, che nei comizi dichiarava che il mondo era un luogo pericoloso (dimenticandosi di dire che la colpa era sua), la cattiva condotta di Noriega era sembrata una scusa sufficiente per invadere Panama, arrestarlo e cogliere l'occasione per bombardare il quartiere più povero della capitale e consolidare il controllo sul Canale. Era stato consigliato non da alti gradi militari, ma dal suo agente immobiliare. Distruggere per ricostruire, radere al suolo capanne per costruire grattacieli. Moltiplicare il valore. Riprendersi il canale. Speculare, fare soldi. Diventare ricco, potente e creare un altro meraviglioso caraibico paradiso fiscale. IN GOD THEY TRUST. Menomale...

Che faccia di culo

mercoledì 8 luglio 2009

Meglio il Franchi

Redimimimimi, o Crishto

Continuo a toccarmi il mento pensando al colpo di machete inferto al povero Daniel nelle profonditá dell'Africa nera, nemmeno l'avessero dato a me, e alla sua passione per il viaggio che lo riportó in Tanzania per finire quello che aveva cominciato.
Il giorno dopo l'arrivo a Foz ce ne andiamo a visitare le cascate di Iguazú, 6a meraviglia nel nostro viaggio dopo il Rio delle Amazzoni, la Cordillera Negra, Machu Pichu, il Lago Titicaca e il Salar di Uyuni. Nico sostiene che la settima saranno i culi delle brasileire, annuisco concorde. Dopo aver visto le cascate e lasciato Daniel a fotografare le farfalle coi numeri sulle ali ce ne torniamo all'ostello a fare gli zaini destinazione Londrina, la cittá dove potevo fare il tirocinio ma alla quale preferí il Perú e la selva. Arrivati a Londrina veniamo adottati (a 30 anni non é male) dalla famiglia della meravigliosa Susanna, che a 18 anni parla 6 lingue di cui 4 fluentemente. Di famiglia italo-giapponese, ha una mamma iperattiva professoressa all'universitá alla quale mi permetto di insegnare a cuocere decentemente la pasta (voleva usare la pentola a pressione). Mentre gioco alla playstation con Calvin, fratello della Susanna, di cui sono piú o meno coetaneo (ha 16 anni) decido di illustrare alla padrona di casa anche i segreti del tiramisú di casa Dei/Biagini, sintesi perfetta della golositá vorace dell'ala femminile della famiglia e della mia a volte preoccupante e maniacale precisione tecnica (esiste un lato giusto e uno sbagliato per bagnare i pavesini, per esempio). Dopo aver appurato che avevo fatto bene a sciegliere Iquitos ci leviamo dalle palle in direzione Rio de Janeiro, scartando l'ipotesi Curitiba che tutti descrivono carina ma fredda. Ad attenderci nella capitale carioca abbiamo la couchsurfer Fernanda, designer 39enne con i ritmi circadiani invertiti e una vitalitá degna di una regazzina. Il primo giorno ci precipitiamo in spiaggia, a Ipanema e Copacabana, per vedere da vicino questi luoghi mitologici dove orde di connazionali passano le vacanze di Natale in stato di semierezione perenne sporcando la reputazione degli italiani all'estero, che in Brasile é giá abbastanza malandata. Poi avremo modo di appurare che i francesi non sono da meno, ma hanno l'erre moscia che rende tutto piú chic. Passeggiando per le strade di Copacabana, parliamo come Abatantuono nel Barbiere di Rio e ci prepariamo all'interminabile finesettimana carioca. Il quale ci lascia col fegato di un novantenne. Dopo 5 splendidi giorni dormendo sul pavimento del salotto di Fernanda ci spostiamo, dietro esplicito invito, a casa di colui che chiameró il Triste, ingegnere francese 29enne che spende il sussidio di disoccupazione andando a puttane in giro per Rio de Janeiro, vive in un appartamento da solo, a 4 isolati dalla spiaggia, e passa le sue giornate fra il mare, pornografia in internet, gli hot-dog (suo cibo preferito) e una penosa ossessiona per le donne, che siano gratis o a pagamento. Insomma, in Italia sarebbe Ministro. Il giorno dopo il trasloco ce ne andiamo in spiaggia e conosciamo colei che chiameró la Lurida. Sui 36 anni, nutrizionista che dice che fa bene mangiare 12 uova al giorno, sta a Rio a studiare agopuntura e a fottere come un coniglio. Parla di cazzi e pompini come se fosse acqua e come se a noi ce ne importasse veramente qualcosa. Ci informa che quando viaggió per la Bolivia le dava fastidio che la gente puzzasse e io mi permetto di ricordargli che disgraziatamente, a volte, la povertá in generale puzza, non i boliviani in particolare. La odio. L'atmosfera della casa é abbastanza deprimente e dopo aver conosciuto l'altro mostro, che chiameró il Viscido, anche lui francese in trasferta per ragioni prettamente sessuali, decidiamo di togliere il disturbo e restituire a Triste la sua solitudine, ambiente dove meglio puó coltivare i suoi vizi e la sua malcelata tristezza. Viscido é addirittura piú giovane di Triste, ed é talmente rincoglionito dal sesso a pagamento che anche Triste ne puó parlare male alleviando un pó la sua disgraziata condizione. Dice che ormai Viscido non riesce piú ad avere una ragazza normale (probabilmente non l'ha mai avuta) abituato com'é alle modalitá sessuali sbrigative ma efficaci delle professioniste, che arrivano in casa e in tre secondi glielo stanno succhiando avidamente, e che ha deciso di cambiare casa per andare a vivere con altre persone cercando di limitare e controllare la sua debolezza. Mentre ce ne stiamo in spiaggia veniamo abbordati da 2 simpatiche professioniste del sesso, 21 e 22 anni. Nico ci si mette a parlare, ma solo per ragioni socio-antropologiche. Durante l'interessante conversazione veniamo a sapere che una delle 2 se li scopa tutti belli magri grassi e brutti, non gli interessa etá o ragione sociale, l'importante é il preservativo, almeno quello. L'altra ci fa sapere che ha il ragazzo italiano, di Napoli, che gliela lecca bene e tanto, e arriverá a Rio a Novembre. Trasaliamo. Ci dice anche che lui sa che lei lavora nell'inesauribile campo della prostituzione e che nonostante tutto gliela lecca. ed è felice. Ritrasaliamo, pur non avendo niente contro il cunnilingus in particolare e senza essere iscritti a Comunione e Liberazione (è noto che in certi ambienti si preferiscono altri orifizi con l'obiettivo di preservare la Verginità). Dopo che le 2 simpatiche ragazze che da una stima rapida dovrebbero avere sui 500-700 clienti all'anno ci mettiamo a parlare con Lurida e Triste dell'assunto, e Lurida scandalizzata ci dice "ma come?? voi non gliela leccate alle troie??? che retrogradi!!!!". Ri-ritrasaliamo. Io la offendo. Ce ne andiamo. I tempi sono maturi per un ritiro di qualche giorno sull'isola dei famosi.

Ah, dimenticavo, siamo stati a vedere il Cristo Redentor. Che culo. E una orribile partita al Maracaná. Adriano pesa 100 kili ed é inguardabile. Meglio il Franchi.

giovedì 2 luglio 2009

I MATTI



Lasciata Asunción, siamo finalmente giunti a Ciudad del Este dove eserciti di libanesi naturalizzati brasiliani trafficano qualsiasi tipo di prodotto in 4 lingue sfruttando l'inesistente regime fiscale paraguayo. La quantitá innaturale di arabi che pullullano le strade della ridente cittadina ha allertato le autoritá statunitensi che hanno dispiegato sul luogo una quantitá indefinita di agenti segreti, obesi e coi baffi unti, che mangiano kebab dalla mattina alla sera grattandosi le palle in continuazione, andando a puttane e provocando risse nel centro storico (che non esiste). Fatto un giro nel mercato e ragg9iunto uno stato di emicrania cronica, abbiamo mangiato in una bettola su un marciapiede sotto lo sguardo sprezzante dell'usciere dell'hotel a fianco. Se sei straniero non hai diritto di non avere soldi, un pó come in Italia. Dopo aver desistito dal comprare di tutto, dalle Barbie finte all'uranio arricchito iraniano, siamo passati a salutare Osama e Saddam e poi ci siamo levati dai coglioni. 6 notti in Paraguay erano giá troppe. Saliti su un bus battente bandiera brasileira abbiamo superato l'impalpabile frontiera paraguaya senza il timbro di uscita, e dopo aver ottenuto il timbro d'entrata dai simpatici brasiliani siamo arrivati a Foz de Iguazu. L'esperienza é intensa, il cambio é estremo. Mi immagino che attraversare il confine fra le due Coree provochi una sensazione molto simile. Arrivati a Foz siamo stati acchiapati da un gioviale lavoratore dell'ostello locale il quale ci ha convinti in 2 secondi (come al solito) della bontá della sua insuperabile offerta. Per raggiungere l'ostello fuori cittá stavamo addirittura per prendere un taxi, ma abbiamo deciso che non ci pesava abbastanza il culo per compiere questo estremo gesto di pigrizia fisica e mentale. Dopo un'ora eravamo a destinazione, stanchi ma felici di essere in Brasile. Chicchierando al bar dell'ostello abbiamo conosciuto Daniel, uno svedese che gira il mondo in bicicletta. Biologo, fotografo, con la passione per la bici ha girato mezzo mondo sulle due ruote. Adesso stava andando dalla patagonia al Messico credo, non ricordo molto bene, ma aveva giá fatto dalla Norvegia al Sudafrica. Con un pó di sponsor e tanto tanto coraggio. In Africa gli era anche successo uno spiacevole "contrattempo". Mentre pedalava nella pacifica Tanzania un tipo con un machete lo aveva centrato in pieno mento aprendogli la faccia in 2. Lo svedese, evidentemente assistito dal suo angelo custode, era riuscito a non cadere di bici e a proseguire sanguinante per alcuni kilometri sfuggendo ai malviventi. Aiutato da altri malviventi, ai quali le circostanze richiedevano un ruolo compassionevole (anch'essi erano muniti di machete) era stato trasportato in un "ospedale" putrido con le capre in sala operatoria e da lí trasferito nell'ospedale della capitale. Che era in sciopero. Bianco come un cencio, con la faccia aperta, mezzo morto e con il destino segnato, fu salvato di nuovo dall'iperattivo angelo custode che convinse i riottosi medici ad aiutare il povero cristo svedese in procinto di ricongiungersi con i suoi cari estinti. E lo salvarono. Dopo alcuni giorni di convalescenza tornó in Svezia per farsi sistemare meglio la mandibola da un chirurgo vero, e non da uno diplomato all'ITIS. Adesso gira il mondo accompagnato dal bip dei metal-detectors. Non contento, tornó in Tanzania per proseguire il viaggio fino all'estremo sud del continente africano...
Quando pensi di averne conosciuto uno matto, ne trovi uno ancora piú matto.