Lasciata Asunción, siamo finalmente giunti a Ciudad del Este dove eserciti di libanesi naturalizzati brasiliani trafficano qualsiasi tipo di prodotto in 4 lingue sfruttando l'inesistente regime fiscale paraguayo. La quantitá innaturale di arabi che pullullano le strade della ridente cittadina ha allertato le autoritá statunitensi che hanno dispiegato sul luogo una quantitá indefinita di agenti segreti, obesi e coi baffi unti, che mangiano kebab dalla mattina alla sera grattandosi le palle in continuazione, andando a puttane e provocando risse nel centro storico (che non esiste). Fatto un giro nel mercato e ragg9iunto uno stato di emicrania cronica, abbiamo mangiato in una bettola su un marciapiede sotto lo sguardo sprezzante dell'usciere dell'hotel a fianco. Se sei straniero non hai diritto di non avere soldi, un pó come in Italia. Dopo aver desistito dal comprare di tutto, dalle Barbie finte all'uranio arricchito iraniano, siamo passati a salutare Osama e Saddam e poi ci siamo levati dai coglioni. 6 notti in Paraguay erano giá troppe. Saliti su un bus battente bandiera brasileira abbiamo superato l'impalpabile frontiera paraguaya senza il timbro di uscita, e dopo aver ottenuto il timbro d'entrata dai simpatici brasiliani siamo arrivati a Foz de Iguazu. L'esperienza é intensa, il cambio é estremo. Mi immagino che attraversare il confine fra le due Coree provochi una sensazione molto simile. Arrivati a Foz siamo stati acchiapati da un gioviale lavoratore dell'ostello locale il quale ci ha convinti in 2 secondi (come al solito) della bontá della sua insuperabile offerta. Per raggiungere l'ostello fuori cittá stavamo addirittura per prendere un taxi, ma abbiamo deciso che non ci pesava abbastanza il culo per compiere questo estremo gesto di pigrizia fisica e mentale. Dopo un'ora eravamo a destinazione, stanchi ma felici di essere in Brasile. Chicchierando al bar dell'ostello abbiamo conosciuto Daniel, uno svedese che gira il mondo in bicicletta. Biologo, fotografo, con la passione per la bici ha girato mezzo mondo sulle due ruote. Adesso stava andando dalla patagonia al Messico credo, non ricordo molto bene, ma aveva giá fatto dalla Norvegia al Sudafrica. Con un pó di sponsor e tanto tanto coraggio. In Africa gli era anche successo uno spiacevole "contrattempo". Mentre pedalava nella pacifica Tanzania un tipo con un machete lo aveva centrato in pieno mento aprendogli la faccia in 2. Lo svedese, evidentemente assistito dal suo angelo custode, era riuscito a non cadere di bici e a proseguire sanguinante per alcuni kilometri sfuggendo ai malviventi. Aiutato da altri malviventi, ai quali le circostanze richiedevano un ruolo compassionevole (anch'essi erano muniti di machete) era stato trasportato in un "ospedale" putrido con le capre in sala operatoria e da lí trasferito nell'ospedale della capitale. Che era in sciopero. Bianco come un cencio, con la faccia aperta, mezzo morto e con il destino segnato, fu salvato di nuovo dall'iperattivo angelo custode che convinse i riottosi medici ad aiutare il povero cristo svedese in procinto di ricongiungersi con i suoi cari estinti. E lo salvarono. Dopo alcuni giorni di convalescenza tornó in Svezia per farsi sistemare meglio la mandibola da un chirurgo vero, e non da uno diplomato all'ITIS. Adesso gira il mondo accompagnato dal bip dei metal-detectors. Non contento, tornó in Tanzania per proseguire il viaggio fino all'estremo sud del continente africano...
Quando pensi di averne conosciuto uno matto, ne trovi uno ancora piú matto.
lo dico con una punta di orgoglio: sei grande!
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