martedì 8 settembre 2009

Si chiude...


Dopo 7 mesi di vita LATINOAMERICANI chiude. Finito il viaggio, questo viaggio, finisce il relativo blog. Dopo aver viaggiato e scritto, dopo aver condiviso ed essermi vantato, a volte vergognato, dopo aver offeso qualcuno, dopo aver cercato di capire perchè si scrive, perchè scrivo, anche se pochi ti leggono. Fortunatamente qualcosa ho capito, ma non è materiale da blog. Me lo tengo per me. Intanto saluto tutti coloro che hanno letto e apprezzato i mille svarioni letterari prodotto della mia mente a volte ingovernabile e della sua trance da tastiera. Quindi grazie a tutti, a Nicola in primis, che nel blog non ha scritto lasciando a me lo spazio di cui forse avevo bisogno per capire e ridimensionare il mio ego, i miei pregi, i miei difetti, i miei complessi, i miei dubbi e le mie paure.

venerdì 4 settembre 2009

Bentornato, Alessandro


Arrivo a Madrid. Quasi casa. Mentre io imbarco nonostante tutti gli stupidi divieti e nonostante tutti gli scanner ultramoderni del mondo una bottiglia di alcool medicinale infiammabile, mia unica arma a portata di mano per sconfiggere un acaro che si è impossessato delle mie natiche e prude a bestia, il signore davanti a me, tutto paonazzo, arrabbiato, confuso, frustrato e triste sbraita mentre gli sequestrano il succo di frutto. Così è la vita. Appena metto piede sull'aereo riconosco intorno a me tante facce di connazionali vacanzieri di ritorno dalla spiaggia all/inclusive al grido "tanto famo come cazzo ce pare perchè già amo pagato". Un signore pelato, sui 40 anni e pieno di catene d'oro intona in dialetto romanesco ordini telefonici al suo camerlengo viceRe e gli dice "ce vedemo fra dù ore che ora m'embarco". La sua ragazza, silente, vuota, vacua e inutile si annoia 30 centimetri più in là. Anch'ella piena d'oro, nessuna traccia di fede. All'atterraggio a Fiumicino puntuale come un orologio svizzero falsificato in Romania giunge l'applauso stile sharm&sheik "anvedibbravo sto piloto". Rido e sorido, pensando alle mille manifestazioni soralellesche di romanità verace che al contrario di queste adoro con tutto me. Si prosegue. Alessandro, stai tornando, non sei felice? Quando scendo dall'aereo schivo fischiettando il cane antidroga della finanza che anche se sei pulito come il culo di un bebè ti senti colpevole uguale e c'hai paura. E loro lo sanno, sadici nazisti. Arrivo ai nastri restituzione bagagli e di fronte a me si apre un girone dantesco fatto di centinaia di facce di stranieri incolpevoli e allucinati che pensano "ma se l'Italia è così bella perchè fiumicino fa così schifo?". Faccio spallucce e mi inoltro nella bolgia sicuro che come sempre nei miei quasi 200 voli avrò culo. E infatti ho culo. Nel tempo record di 10 minuti vedo apparire il mio zaino da 23 kili e la mia borsa finto adidas con 10 kili di responsabilizzante cultura. In caso di perquisa verrò trattenuto come sospetto comunista/hippie/intellettualedemecojoni. Troppi libri. Ma fischiettando schivo l'ultimo posto di controllo dove gli intelligenti finanzieri preferiscono esercitare la loro testosteronica autorità controllando le borse delle badanti ecuatoriane invece di cercare i doppi fondo nelle 24ore di presunti manager troppo abbronzati e sempre al telefono. E' la vita. Avanti. Dopo un tragitto interminabile fino alla stazione di fiumicino in cui sfioro sette volte l'infarto gravato come sono da 50 kili di chincaglierie compro il biglietto per Termini e anche il ticket per l'eurostar. Mezz'ora di differenza fra l'arrivo del Leonardo Express a Termini (ore 20) e la partenza dell'ES per Firenze (ore 20.30) sarà un tempo sufficiente per garantire la riuscita del mio diabolico piano. Il Leonardo Express di questa ceppa naturalmente sembra il regionale per Bibbona, parte, si ferma, riparte, apre e chiude porte, sbuffa, agonizza e riparte ancora. E non arriva mai. Inizio a sudare. Un'ecuatoriana badante a cui hanno perquisito la borsa in cerca di cocaina mi presta il cellullare per avvertire mammà che son vivo e nelle mani delle ferrovie (e di Dios). Nonostante quest ultimo non rassicurante dettaglio è felice, mammamia. Arrivo a Termini con 15 minuti di tempo per raggiungere il lontanissimo EuroStar. Corro, striscio, sudo, muoio e risorgo. Fino a mettere le mie pesanti membra sul sedile dell'agognato treno. Già inizia a serpeggiare dentro di me il dimenticato odio per il BelPaese. La gioviale conversazione con un bengalese che vive in Casentino (le coincidenze della vita) mi fa passare meglio il viaggio. Con un orecchio interpreto Ahmmad e con l'altro sono costretto ad ascoltare l'insulsa conversazione implacabile di un gruppeto di tronisti di mariadefilippi, quell'essere. Giuro, lo giuro. Reduci dalla registrazione di non so che puntata di non so che cazzo di orribile programma pomeridiano mediasettico non fanno altro che parlare di TV, fama, comparsate, rimborsi spese, fighe, discoteche, hotel, capelli, lampade solari. Su puta madre. Uno dice essere "responsabile dei personal trainer" di non so che schifo di palestra. Wow. Fra tatuaggi, piercing, addominali scolpiti, lampade full-body, gelatina, occhiali di Dolce&Gabbana, scarpe del cazzo e creme antirughe, a 20 anni a questa gente gl'è evaporato il cervello. E a quanta altra ancora? Affondo ancora di più la testa nella gazzetta gentilmente offerta da trenitalia. Una settimana fa ero nella selva amazzonica circondato dall'abbraccio protettivo della Natura. Ma nonostante tutto, son felice. Bentornato in ITALIA, Alessandro. Bentornato a casa.