venerdì 22 maggio 2009

La Paz

Meglio EVO

Mentre la Isla del Sol doveva ricaricarci le batterie per permetterci di affrontare al meglio la disastrosa quanto affascinante La Paz, siamo arrivati qua sulle ginocchia. Dopo le 3 notti al freddo e al gelo sull'isola degli scontrosi boliviani di frontiera, dopo aver dormito una notte addirittura 14 ore senza ricorrere a nessun psicofarmaco nè sostanza proibita, dopo non aver fatto una mazza per 3 giorni siamo arrivati stanchi, affliti da virus intestinali e con un sottile quanto fastidioso giramento di coglioni. Io, personalmente, mi sento affranto dall'aver lasciato dopo 8 mesi il Perù. Ormai ero a casa. Adesso iniziamo un viaggio di circa 3 settimane in Bolivia, dal salar de Uyuni alla tomba del Che (ormai non più tale dopo la riconsegna - forse immeritata - della salma a Cuba). Il pellegrinaggio nei luoghi dove Ernesto Guevara terminò i suoi giorni solo e tradito da tutti, nonostante le idee politiche del sottoscritto sempre fluttuino nell'iperspazio dell'incomprensibilità, rappresenta un atto doveroso di chiunque creda nella giustizia sociale, di chiunque abbia avuto in un momento della sua vita un ideale un pò più grande degli occhiali di Dolce&Gabbana, che come ho avuto già modo di sottolineare tempo fa sono un complemento insostituibile del giovane d'oggi. Sempre più giovane, idiota, incosciente e berlusconiano. Sarebbe molto meglio se, come sempre suggerisce Beppe Grillo alla sua figlia adolescente, si facessero un pò più di canne e vedessero un pò meno Maria De Filippi, che fra l'altro è un essere esteticamente orripilante. In aggiunta e come se non bastasse intrattiene relazioni sessuali dicono piuttosto perverse con Maurizio Costanzo. No, dico io! Da vomito.
Ma parliamo di Matteo Renzi: no, meglio di no. Già una volta il mio avvocato (che preferisce mantenere l'anonimato) mi consigliò di smussare alcune dichiarazioni spigolose che avevo pùbblicato su un acido blog ormai caduto in disuso. La pigrizia. Il consiglio è votare per sè stessi. Ognuno scriva il suo nome e cognome. Dopotutto, Firenze è dei fiorentini (cioè di chi vive, lavora e soffre a Firenze, paga le multe, non ha l'auto blu, non va alle feste di partito a sbavare dietro insulse fiche marce, non si può permettere il cappoto stile politico socialista anni 80 e non ha un ciuffo del cazzo che sembra uscito da un odioso film di Jerry Calà). Firenze non appartiene ai bavosi rampolli arrampicatori sociali gavettari impazienti sgomitanti con gli abbaglianti sempre accesi, con l'ansia di arrivare che spero un giorno li porti a schiantarsi a 200 km all'ora, pieni di coca e con una stupida velina al fianco (che fa finta di apprezzare le insulse doti sessuali del compagno di turno), contro un muro di cemento armato dell'alta velocità. Ho finito.

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