venerdì 29 maggio 2009

Cochabamba


Mentre il Dottor Carlos Arturo Martinez Rubiano mi fissa con i suoi occhietti etilici e il mento sporco d'unto degli spaghetti allo scoglio che non sa mangiare e pronuncia, scandendo, "my people is the hope of the world", io, con espressione dubbiosa, penso all'indio Kayapan che sobriamente e in tono ormai rassegnato diceva: "L'indio non deve bere. Mai". Perchè se no, come capitato a lui, è capace di mille aberrazioni, fino alla violenza carnale.
La Bolivia si rivela complessa, eterogenea e interessante. Appena arrivati a Cochabamba, accolti a braccia a perte dalla coppia da sit-com Lorenzo&Leire, ci siamo diretti da EVO, a Pocona, perdendocelo per un'ora. Se fossimo arrivati un'ora prima avrei avuto la mia foto col "Presidente", definito da alcuni "dittatore" ma amato dai più come un liberatore. Se statunitensi, inglesi, spagnoli, tedeschi, francesi e giapponesi hanno governato la Bolivia, spremendola, per 500 anni, è abbastanza inspiegabile tutto il polverone che solleva la possibilità che Evo Morales, con la riforma della costituzione, governi per 20 anni. Ma nei giornali non lavorano i minatori, e nelle televisioni non trovano impiego pastori e contadini. Che però, non dimentichiamocelo, sono molti di più.
Tornati a Cochabamba ci siamo goduti la città, sorprendentemente accogliente, per ben 6 giorni, con il suo caotico incomprensibile mercato, la pizza del mitico Aniello al ristorante "Sole Mio" (con finale di Champions inclusa davanti a un piatto di spaghetti ai frutti di mare), la partitella domenicale in quota (2500 m.s.l.m.) al campetto dietro lo stadio, le melanzane sott'olio di Lorenzo e le discussioni femministe con la Leire. Seguite dagli immancabili e comici siparietti polemici. Viene prima l'ambiente o la parità dei sessi? Secondo me la ricerca e l'educazione...che ne penserà EVO?

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