Finalmente, le mille peregrinazioni di cui siamo stati protagonisti ci hanno portato al Cusco, la cittá delle cittá, narrata da chiunque come luogo mitico dove si incrociano si intrecciano e si intersecano i destini di tutti i viaggiatori in transito in Perú, dal giapponese fotografico al punkabbestia in cerca di sostanze esotiche. E qui, effettivamente, c'é di tutto. Turismo culturale, turismo alcolico, turismo sessuale. Basta scegliere, se no si possono fare anche tutti insieme. Appena arrivati, come sempre, un colpo di culo ci ha proiettato a casa di Wilman, utente stella del couchsurfing con una casa che sembra un ostello peró gratis. Alla comitiva italiota si era aggiunta inoltre l'argentina che tutto perde e molto dimentica, Giselle da Rosario, che vive a Barcelona e fa la fotografa o la cuoca sulle barche, dipendendo come gli gira. Tutti insieme allegramente abbiamo preso possesso di due stanze nella mansione di Wilman e dopo qualche ora di riposo mi sono gettato da solo alla conquista del Cusco. Mentre girellavo per le belle strade del centro non ho potuto rinunciare all'attrazione della sommossa. Di fronte a me, infatti, un gruppo molto nutrito di persone volevano prendere d'assalto il Convento di Santo Domingo, costruito dagli spagnoli sopra le macerie di un antico tempio Inca. Non ho potuto resistere e mi sono gettato in mezzo macchina fotografica alla mano. Successivamente, ho scoperto che i facinorosi non erano altro che le guide turistiche del Cusco in lotta contro il governo e assolutamente molto piú incazzate dell'ormai denutrito proletariato italiano che nonostante tutto vota Berlusconi "perché é bello", citando una delle tante vecchie rincoglionite che gli stringe la mano quando l'Imperatore visita i sudditi terremotati e non. Tranquilli, vi dará le sue case. A me, se é possibile, quella in Sardegna, grazie.
Dopo aver rischiato un lancio di lacrimogeno e qualche morbida manganellata nel "groppone" me ne sono andato a fare un giretto per San Blas, quartiere in salita esplorabile solo bestemmiando e col fiatone. Mentre camminavo allegramente per le stradine ciottolose stile Albaicin granadino odo giungere dalla mia sinistra strane parole in un italiano incerto. Giratomi curioso vedo una tipa parlare con un cane e quindi, sempre piú curioso e mai che mi facessi i cazzi miei, domando chi dei due fosse italiano o se entrambi appartenevano al bel paese. La ragazza, seria, mi risponde che il cane parla italiano mentre lei é argentina di Buenos Aires, che lavora nel bar alle sue spalle, che il padrone suo fidanzato é peruano ma ha vissuto 14 anni in Italia e che quindi ha avuto la brillante idea di insegnare l'idioma italico al perro. Mentre mi saluta mi invita alla serata reggae della notte stessa.
Inconsapevolmente e involontariamente avevo appena finito di mettere una pietra gigante sopra le poche possibilitá che avevo (e che chiunque ha) di vedere il Cusco da buon turista quale ioin realtá sarei!!! Sapevo infatti che Nicola sarebbe stato felicissimo della serata reggae e inoltre l'italo-peruano incuriosiva. La notte stessa ci rechiamo quindi al locale del tipo, chiamato "7 Angelitos", in compagnia di uno slovacco balbuziente piú buono della mollica di pane raccattato in casa di Wilman. Giunti nel bar, dopo aver attivamente partecipato all'happy hour, ci sono bastati "20 minuti 20" per diventare le mascottes del Walter (l'italo-peruano) che fra un Pisco, un Cuba Libre e un pó di veleno, tutto gentilmente offerti dalla casa (cioé da lui medesimo) ci ha raccontato tutte le sue peripezie romane. Da cameriere a gelatataio a Re del Cusco. Un mito. La prima sera siamo andati via in ginocchio e sembrava giá abbastanza, la seconda siamo tornati a casa strisciando sui gomiti e la terza in ambulanza. Scherzo. Quasi. Ma come si fa a rifiutare la benevola generositá del grande Walter??? Infatti non l'abbiamo fatto, figurati.
Dopo il terzo giorno, in condizioni abbastanza pietose entrambi, abbiamo deciso che era l'ora di vedere il Machu Pichu. Ma come?? Fortunatamente l'attivo Nicola con la dimenticona argentina si erano sbattuti e chiedendo al Wilman (che, furbescamente, fa la guida turistica) avevano comprato 3 biglietti per Idroelectrica che é, lo giuro, il nome del paesello che sta sotto Aguas Calientes che é l'atro paesello, un pó piú sú, raggiungibile solo a piedi o in treno da cui si parte, a piedi o in bus, verso il Machu Puchu. Se a voi questa spiegazione puó sembrare confusa non vi immaginate cosa sia andare al Machu Pichu. Un prova di forza, di pazienza, di tolleranza razziale. Perché?? Da Cusco siamo stati stipati in un bus a 11 posti in compagnia nell'ordine di: una coppia di slovacchi, 4 israeliane viziate e insopportabili e una coppia di canadesi super educati. Piú noi 3. Tutto il viaggio é stato uno show di richieste infantili e con tono inquisitorio delle israeliane, che stavano quasi per far perdere la pazienza all'autista, il quale per uno strano scherzo del destino si chiamava Noé. Arrivati con le palle assolutamente gonfie a causa delle 4 simpatiche ragazze a Idroelectrica ci siamo rifiutati di salire sul treno dove saremmo stati costretti ad assistere ad altri show e a incontrare altri odiosi giovani turisti fighi rompicazzo in arrivo da tutto il mondo. E siamo andati a piedi, 9 km lungo la ferrovia in compagnia di un gruppetto di spagnoli e di una coppia di italiani. La camminata é durata 2 ore e una volta a Aguas Calientes abbiamo preso una camera in un Hotel decentissimo quanto vuoto a causa, come tutti sostengono, della inesistente Influenza suina o come cavolo si chiama in Italia. Stremati, stanchi e improvvisamente antisemiti siamo andati a cercare da mangiare e dopo lunga trattativa con il padrone ci siamo seduti. Io ho sempre sostenuto che non si tratta per il cibo, perché é pericoloso...e infatti, ancora reduce dagli eccessi cusqueñi, io mi sono beccato una bella diarrea, dissenteria o come piú semplicemente diciamo in toscana: la cacaiola. Che bello. Giá mi presagivo il Machu Pichu con gli strizzoni di stomaco e le corse al bagno, tutto in un corollario di bestemmie e imprecazioni in 3 lingue...
To be continued........
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