The Interview
Una città vera. Chiclayo. Ma raggiungerla ci è costato caro. Da moyobamba a Nueva cajamarca abbiamo viaggiato stipati in un furgoncino, 40 minuti di passione fino al polveroso terminal degli autobus (vedi foto). Da lì, un cencioso bus pieno di mocciosi piangenti ci ha portati, dopo 18/20 ore di zig-zag nella selva alta, nell'amena localita di Chiclayo, non prima di aver superato un altro ponte crollato.
Arrivati alla stazione e dopo una colazione sostanziosa ci dividiamo. Nicola va a vedere il museo de Lambayeque che avevo già visto un paio di mesi fa, io mi do al cazzeggio. Riunitici per pranzo andiamo a visitare il sempre folkloristico mercato degli stregoni, dove si vende qualsiasi tipo di medicina naturale, compresi pittoreschi afrodisiaci sconsigliati ai deboli di cuore. Dopo aver comprato un paio di feticci impagliati, un bastone del potere Chavin, 4 boccette talismano con finti cristalli di quarzo, 3 grammi di marijuana, un San Pedro alto 3 metri e una pozione Cupido per l'amico Nicola ci avviamo stremati e carichi come muli verso la stazione, per l'ultimo desideratissimo autobus, finalmente comodo, che ci porterà in 13 ore e per la modica cifra di 40 soles (10 €) nella capitale peruana.
Finalmente un viaggio comodo, cibo a bordo, un bagno funzionante, un solo bambino che piange ma solo per una decina di minuti. Addirittura una hostess gentile a bordo. Piango di gioia. I due psicologi italiani, per l'occasione vestiti uguali e leggendo lo stesso libro visionario (La Serpiente Cosmica di Jeremy Narby) cadono in un sonno conciliatorio.
Giunti a Lima alle 9 in punto cerchiamo un taxi e ci dirigiamo diretti alla mia lavanderia di fiducia a Lima (ebbene si, ho una lavanderia di fiducia a Lima) e poi a casa della fantomatica Nancy del couchsurfing, che ci ha promesso ospitalità nella sua "casetta" di San Isidro. Io sapevo che San Isidro era un quartiere residenziale, ma in questo caso è assolutamente doveroso dire che la realtà ha superato di gran lunga ogni più rosea aspettativa. Per farla breve, l'amica Nancy vive in un palazzo di 10 piani che è tutto suo, noi stiamo al 5º. Il palazzo è tutto vetri, con garage al piano terra, un numero indecifrabile di inservienti e di gente varia che vive lì. Ci accolgono con la colazione, ci "invita" a fare la doccia e poi ci da pure un passaggio a Miraflores a bordo della sua jeep fiammante. Ho ancora un'espressione di stupore incredulo sulla faccia. Insomma, dopo mille peripezie, disgrazie, sfortune e mocciosi piangenti, finalmente la ricompensa che meritiamo. Adesso non resta che capire dove come e quando si svolgerà il matrimonio dell'amico Francesco Zati che non vedo da 10 anni, e che per strani incomprensibili scherzi del destino si sposerà domani (questo è sicuro) proprio a Lima.
Foto dell'umile appartamento di Nancy
Arrivati alla stazione e dopo una colazione sostanziosa ci dividiamo. Nicola va a vedere il museo de Lambayeque che avevo già visto un paio di mesi fa, io mi do al cazzeggio. Riunitici per pranzo andiamo a visitare il sempre folkloristico mercato degli stregoni, dove si vende qualsiasi tipo di medicina naturale, compresi pittoreschi afrodisiaci sconsigliati ai deboli di cuore. Dopo aver comprato un paio di feticci impagliati, un bastone del potere Chavin, 4 boccette talismano con finti cristalli di quarzo, 3 grammi di marijuana, un San Pedro alto 3 metri e una pozione Cupido per l'amico Nicola ci avviamo stremati e carichi come muli verso la stazione, per l'ultimo desideratissimo autobus, finalmente comodo, che ci porterà in 13 ore e per la modica cifra di 40 soles (10 €) nella capitale peruana.
Finalmente un viaggio comodo, cibo a bordo, un bagno funzionante, un solo bambino che piange ma solo per una decina di minuti. Addirittura una hostess gentile a bordo. Piango di gioia. I due psicologi italiani, per l'occasione vestiti uguali e leggendo lo stesso libro visionario (La Serpiente Cosmica di Jeremy Narby) cadono in un sonno conciliatorio.
Giunti a Lima alle 9 in punto cerchiamo un taxi e ci dirigiamo diretti alla mia lavanderia di fiducia a Lima (ebbene si, ho una lavanderia di fiducia a Lima) e poi a casa della fantomatica Nancy del couchsurfing, che ci ha promesso ospitalità nella sua "casetta" di San Isidro. Io sapevo che San Isidro era un quartiere residenziale, ma in questo caso è assolutamente doveroso dire che la realtà ha superato di gran lunga ogni più rosea aspettativa. Per farla breve, l'amica Nancy vive in un palazzo di 10 piani che è tutto suo, noi stiamo al 5º. Il palazzo è tutto vetri, con garage al piano terra, un numero indecifrabile di inservienti e di gente varia che vive lì. Ci accolgono con la colazione, ci "invita" a fare la doccia e poi ci da pure un passaggio a Miraflores a bordo della sua jeep fiammante. Ho ancora un'espressione di stupore incredulo sulla faccia. Insomma, dopo mille peripezie, disgrazie, sfortune e mocciosi piangenti, finalmente la ricompensa che meritiamo. Adesso non resta che capire dove come e quando si svolgerà il matrimonio dell'amico Francesco Zati che non vedo da 10 anni, e che per strani incomprensibili scherzi del destino si sposerà domani (questo è sicuro) proprio a Lima.
Foto dell'umile appartamento di Nancy
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