domenica 12 aprile 2009

Finalmente liberi!

Niños Carazinos
Finalmente la luce. Via da quella città fredda e piovosa, dove la sovrappopolazione di turisti ha trasformato anche la vecchietta più dolce in un'esattrice ruvida e screanzata, via da Huaraz, attraverso una strada accidentata fortunatamente percorsa nell'oscurità, così da non vedere strapiombi, voragini, frane, allagamenti, terremoti, tsunami e squadre di narcotrafficanti e paramilitari bruciare i villaggi che gli negano appoggio logistico. Insomma, la cosidetta "Sindrome di Mancora" (che si verifica quando nonostante un posto ti faccia assolutamente schifo finisce che ci resti progioniero una settimana bestemmiando e chiedendoti il perchè di quella inedia) se n'é andata, ci ha abbandonato, e di nuovo liberi, felici e per assecondare le voglie "into the wild" della coppia andaluso-canadiense ci siamo diretti verso nord, a Caraz, che la guida Lonely, alle volte di un'inaffidabilità sconcertante, definiva come una ridente località montagnosa risparmiata dall'ultimo terremoto.
Claustrofobia
In effetti, stavolta la guida aveva ragione. Una Plaza de Armas molto carina, alcuni siti archeologici interessanti, un clima temperato nonostante i 2300 metri di altitudine e soprattutto un sabato sera animato, dopo la muffa sofferta nell'incomprensibile Huaraz, rinchiusi nell'albergo umido e incompiuto di Frank Beteta. Seguendo le indicazioni della padrona dell'Hotel San Marco, 8.5 soles per notte (2 euro), una figlia di emigrati italiani di Acerra, ci siamo diretti nella Taberna di Caraz, bar discoteca frequentata da ogni sorta di personaggio locale, dall'ubriaco molesto al fighetto. Eravamo solo quattro "gringos", l'attrazione della serata. Probabilmente in tutto il paese eravamo in sei, con gli occhi puntati addosso. Non poteva esserci maniera migliore per salutare la coppia improbabile che domani si lancerà alla conquista del trekking di Santa Cruz (4 giorni bestemmiando sotto la pioggia dormendo all'addiaccio e domandandosi, Carlos soprattutto, "ma chi me l'ha fatto fare"). Ma la vita è anche questo, fare cose assurde per evitare poi di chiedersi perchè da giovani non so sono fatte, o per esorcizzare la morte, gli anni inesorabili, l'ansia dell'invecchiamento, specialmente se puoi viaggiare solo un paio di settimane come nel caso dell'andaluso errante. Nel caso mio e di Nicola, sempre più assente dal blog (ormai neanche glielo dico più), non c'è nessuna fretta visto che viaggeremo mesi e mesi e mesi. E mesi. L'appuntamento con i survivors è fra 5 giorni a Chavin de Huantar, dove nella migliore delle ipotesi ci attende, insieme a rovine millennarie, uno shamano pennuto in una cerimonia di San Pedro (google it).
Nel frattempo io e Nicola ci avviamo a colpi di combi (micro-autobus scassati) nella stessa direzione. Un trekking motorizzato meno ecologico ma certamente più sociale. Ieri, infatti, siamo stati a NON visitare la laguna di Paròn, occupata militarmente dai cittadini del paese a causa di una vertenza con la società canadese che gli sta sottraendo l'acqua per alimentare la centrale idroelettrica di Huallaca. Abbiamo camminato e camminato per ore, privi di cibo e acqua (siamo 2 genii), fino a capire che non ce l'avremmo mai fatta a raggiungere la laguna prima del tramonto. Quindi, stremati dall'altura e dalla incipiente pioggia, siamo tornati indietro in un sentiero fangoso, abbiamo mangiato due caciotte fresche da una vecchia per la strada e poi abbiamo preso un "taxi" (eravamo 11 in macchina) fino a Caraz, dove ci siamo strafogati con una copia niente male di Jamon Serrano, più somigliante a una porchetta o a un arista salata. Turismo eco-socio-gastronomico.
Oggi ci dirigiamo invece verso Yungay, cittá fantasma rasa al suolo dai cataclismi che di tanto in tanto flagellano tutto la regione andina. Da lí ci dirigeremo verso Yanama attraversando un passo di montagna a 4700 metri circa. Nicola, che soffre un pó l'altura, avrà visioni mistiche, folgoranti e forse si metterá a parlare quechua. Dopodiché, dopo aver visto la laguna di Llanganuco scenderemo verso il villaggio di Yanama. Domani chissà.

La NON Laguna di Paron

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