mercoledì 28 marzo 2012

Il post colombiano, dimenticato nelle bozze


Dopo aver lasciato Panama eccoci in Colombia. O meglio, eccomi, perchè ormai orfano di Zannini Nicola sono virtualmente solo, anche se soli non si è mai. Infatti a Cartagena ho incontrato (causa coincidenza di date) Michelle Murray from Oregon, la quale ci aveva pietosamente ospitato (a me e a Nicola) durante la nostra sosta in quel di Ayacucho, nel lontano mese di Maggio. A complementare il gruppo, la sorella di Michelle, Kate, suo alter ego. Dopo aver passato una notte a Cartagena e aver apprezzato, da compatriota, la quantità di italiani cocainomani e puttanieri che affollano le piazze di questa adorabile città, ci siamo diretti verso Taganga dove le onde del destino mi hanno fatto reincontrare con l'amico Guido, argentino de La Pampa, che aveva insanamente disceso il Rio Napo con Nicola e Mike fino a raggiungermi ad Iquitos (nel lontano mese di Marzo), da dove, dopo una sosta di un paio di settimane dedicate ai festeggiamenti per il mio addio alla capitale amazzonica ce ne eravamo andati tuti insieme allegramente verso Yurimaguas via fiume, iniziando il viaggio latinoamericano che ormai volge al termine. Viaggiando da un anno, infatti, 3 settimane sembrano un giorno, e mi sembra davvero di esere già in Italia. E ne avrei anche voglia. Riabbracciare da buon italiano la MAMMA e la famiglia e mangiare come un porco per un paio di settimane no-stop. Anche la possibilità di rivedere Studio Aperto, il TG1 e Lucianone Honder è un incredibile stimolo a salire su quell'aereo. Non vedo l'ora!!

Dopo aver salutato l'amico Guido ed aver scambiato un paio di idee in una conversazione vertente unicamente su tematiche sciamaniste-sciamaniche-amazzoniche-ayahuaschere ce ne siamo andati a Tayrona, a dormire in un amaca 3 giorni spostando ogni tanto il culo in acqua e partecipando ogni sera alla festa spontaneamente organizzata dalla gente di Barranquilla. Infatti qua funziona più o meno così: arrivi, saluti, chiedi "come ti chiami" o "di dove sei" ed è fatta, sei del gruppo. Sembra proprio Firenze. Uguale. Dopo 3 notti con questa gente meravigliosa, dopo aver conosciuto l'autodefinitosi Ministro della Marijuana di Barranquilla ed altri personaggi splendidi, siamo tornati a Cartagena per spostarci in quel di Playa Blanca, alloggiati nel "Paraiso de Mama Ruth", una simpaticissima sbraitona nonna negra sempre allegra. Altra amaca. Dormire. Leggere. Di nuovo a Cartagena, e domani Bogotà, aspettando il ritorno in Perù. Amen.

martedì 8 settembre 2009

Si chiude...


Dopo 7 mesi di vita LATINOAMERICANI chiude. Finito il viaggio, questo viaggio, finisce il relativo blog. Dopo aver viaggiato e scritto, dopo aver condiviso ed essermi vantato, a volte vergognato, dopo aver offeso qualcuno, dopo aver cercato di capire perchè si scrive, perchè scrivo, anche se pochi ti leggono. Fortunatamente qualcosa ho capito, ma non è materiale da blog. Me lo tengo per me. Intanto saluto tutti coloro che hanno letto e apprezzato i mille svarioni letterari prodotto della mia mente a volte ingovernabile e della sua trance da tastiera. Quindi grazie a tutti, a Nicola in primis, che nel blog non ha scritto lasciando a me lo spazio di cui forse avevo bisogno per capire e ridimensionare il mio ego, i miei pregi, i miei difetti, i miei complessi, i miei dubbi e le mie paure.

venerdì 4 settembre 2009

Bentornato, Alessandro


Arrivo a Madrid. Quasi casa. Mentre io imbarco nonostante tutti gli stupidi divieti e nonostante tutti gli scanner ultramoderni del mondo una bottiglia di alcool medicinale infiammabile, mia unica arma a portata di mano per sconfiggere un acaro che si è impossessato delle mie natiche e prude a bestia, il signore davanti a me, tutto paonazzo, arrabbiato, confuso, frustrato e triste sbraita mentre gli sequestrano il succo di frutto. Così è la vita. Appena metto piede sull'aereo riconosco intorno a me tante facce di connazionali vacanzieri di ritorno dalla spiaggia all/inclusive al grido "tanto famo come cazzo ce pare perchè già amo pagato". Un signore pelato, sui 40 anni e pieno di catene d'oro intona in dialetto romanesco ordini telefonici al suo camerlengo viceRe e gli dice "ce vedemo fra dù ore che ora m'embarco". La sua ragazza, silente, vuota, vacua e inutile si annoia 30 centimetri più in là. Anch'ella piena d'oro, nessuna traccia di fede. All'atterraggio a Fiumicino puntuale come un orologio svizzero falsificato in Romania giunge l'applauso stile sharm&sheik "anvedibbravo sto piloto". Rido e sorido, pensando alle mille manifestazioni soralellesche di romanità verace che al contrario di queste adoro con tutto me. Si prosegue. Alessandro, stai tornando, non sei felice? Quando scendo dall'aereo schivo fischiettando il cane antidroga della finanza che anche se sei pulito come il culo di un bebè ti senti colpevole uguale e c'hai paura. E loro lo sanno, sadici nazisti. Arrivo ai nastri restituzione bagagli e di fronte a me si apre un girone dantesco fatto di centinaia di facce di stranieri incolpevoli e allucinati che pensano "ma se l'Italia è così bella perchè fiumicino fa così schifo?". Faccio spallucce e mi inoltro nella bolgia sicuro che come sempre nei miei quasi 200 voli avrò culo. E infatti ho culo. Nel tempo record di 10 minuti vedo apparire il mio zaino da 23 kili e la mia borsa finto adidas con 10 kili di responsabilizzante cultura. In caso di perquisa verrò trattenuto come sospetto comunista/hippie/intellettualedemecojoni. Troppi libri. Ma fischiettando schivo l'ultimo posto di controllo dove gli intelligenti finanzieri preferiscono esercitare la loro testosteronica autorità controllando le borse delle badanti ecuatoriane invece di cercare i doppi fondo nelle 24ore di presunti manager troppo abbronzati e sempre al telefono. E' la vita. Avanti. Dopo un tragitto interminabile fino alla stazione di fiumicino in cui sfioro sette volte l'infarto gravato come sono da 50 kili di chincaglierie compro il biglietto per Termini e anche il ticket per l'eurostar. Mezz'ora di differenza fra l'arrivo del Leonardo Express a Termini (ore 20) e la partenza dell'ES per Firenze (ore 20.30) sarà un tempo sufficiente per garantire la riuscita del mio diabolico piano. Il Leonardo Express di questa ceppa naturalmente sembra il regionale per Bibbona, parte, si ferma, riparte, apre e chiude porte, sbuffa, agonizza e riparte ancora. E non arriva mai. Inizio a sudare. Un'ecuatoriana badante a cui hanno perquisito la borsa in cerca di cocaina mi presta il cellullare per avvertire mammà che son vivo e nelle mani delle ferrovie (e di Dios). Nonostante quest ultimo non rassicurante dettaglio è felice, mammamia. Arrivo a Termini con 15 minuti di tempo per raggiungere il lontanissimo EuroStar. Corro, striscio, sudo, muoio e risorgo. Fino a mettere le mie pesanti membra sul sedile dell'agognato treno. Già inizia a serpeggiare dentro di me il dimenticato odio per il BelPaese. La gioviale conversazione con un bengalese che vive in Casentino (le coincidenze della vita) mi fa passare meglio il viaggio. Con un orecchio interpreto Ahmmad e con l'altro sono costretto ad ascoltare l'insulsa conversazione implacabile di un gruppeto di tronisti di mariadefilippi, quell'essere. Giuro, lo giuro. Reduci dalla registrazione di non so che puntata di non so che cazzo di orribile programma pomeridiano mediasettico non fanno altro che parlare di TV, fama, comparsate, rimborsi spese, fighe, discoteche, hotel, capelli, lampade solari. Su puta madre. Uno dice essere "responsabile dei personal trainer" di non so che schifo di palestra. Wow. Fra tatuaggi, piercing, addominali scolpiti, lampade full-body, gelatina, occhiali di Dolce&Gabbana, scarpe del cazzo e creme antirughe, a 20 anni a questa gente gl'è evaporato il cervello. E a quanta altra ancora? Affondo ancora di più la testa nella gazzetta gentilmente offerta da trenitalia. Una settimana fa ero nella selva amazzonica circondato dall'abbraccio protettivo della Natura. Ma nonostante tutto, son felice. Bentornato in ITALIA, Alessandro. Bentornato a casa.

sabato 22 agosto 2009

M'informo e mi deformo


Mentre gli esperti della scientifica americani col ciuffo pettinato alla CSI riconoscono il cadavere della playmate Jasmine Fiore dal numero di serie delle sue tette (ogni protesi ha un codice di riconoscimento) e acciuffano il sanguinario marito colpevole in fuga verso il Canada, un gruppo di italiani chissà solo invidiosi o forse semplicemente stufi tentano di linciare Corona purtroppo senza molto successo. Spulciando bene la homepage di Repubblica si riesce a incontrare una notizia di poco conto, giustamente relegata in basso che più in basso non si può, il cui titolo recita: "CIA, in un rapporto interno le prove delle torture", 9 laconiche righe. Del resto non è proprio uno scoop. Continuando nel tunnel dell'orrore dell'informazione on-line dei 2 più grandi quotidiani italici si può apprezzare la notizia della vittoria dell'Italia del cricket composta per la maggior parte dai figli di immigrati Cingalesi, Bengalesi, Indiani e Pakistani ormai battenti bandiera tricolore. E la dedica della squadra al gioviale Bossi e al suo gruppetto di simpatiche canaglie. In tutta risposta la lega vieta la vendita del cumino nel comune di Trabaseleghe, Veneto. Intanto, in un impeto adipo-discriminatorio easy-jet vieta il check-in a una signora sovrappeso inaugurando l'era della pesa dei passeggeri nei voli low-cost. D'ora in poi si dovrà introdurre l'ammontare dei propri kili corporei all'atto dell'acquisto del ticket on-line, senza inutili umilianti bugie. Per fortuna a salvare il lettore dall'inevitabile noia dovuta alla lettura di notizie di ordinaria italica discriminazione ci pensa Veronica Lario, la first lady, che a differenza della maggioranza del popolo italiano non può accettare l'esilarante compagnia di un uomo dichiaratamente frequentatore di minorenni e di puttane, ma anche di puttane minorenni oltre che di imprenditori dalla fedina penale "chiacchierata" e da presunti spacciatori di "cavalli" dall'accento siciliano e non. Insomma, io non capisco cosa ci sia di male in tutto questo. L'Italia mi annoia, questa Italia che non capisce quanto il nostro Presidente sia in realtà un martire, una vittima della persecuzione comunista orchestrata ai suoi danni per decenni da invidiosi burocrati rosso vestiti, un'Italia che a differenza di Graziana Capone non vede nell'uomo più potente d'Italia una figura cristologica sempre dedita alla penitenza, alla redenzione, al perdono, alla carità. "Silvio come Gesù, io forse la nuova Veronica" dice la signorina Capone che non condivide la minore età con Noemi Letizia ma si condivide altre utilissime qualità e talenti. Ripresomi dalla commozione dovuta alle illuminanti parole della Capone mi ributto sul Corriere che ci mostra un Gheddafi felice accogliere fra le sue braccia il rientrante 007 Megrahi dal suo tour a Stonehange e un coro di "OOOHHHH" scandalizzati accolgono questa ennesima dimostrazione della cattiveria del lider libico che fino ad oggi tutti, evidentemente, consideravano un santo, oltre ad apprezzare il gusto estetico del dittatore per le tuniche. Gli indici di popolarità di Brown toccano conseguentemente livelli negativi mai visti prima nella storia della politica mondiale. A lui, del resto, non piacciono le minorenni. Per fortuna, mentre per sbaglio mi imbatto e leggo la notizia che i talebani "mutilano 2 elettori" (solo 2?? ma che vuoi che sia...) mi rallegro enormemente di sapere che un maledetto bastardo malparido hijo de puta ha vinto spendendo 2 euro la bellezza di 146,8 milioni. Ormai le vincite della lotteria sono l'ultima dimostrazione del funzionamento del capitalismo, e quest'uomo fortunato, probabilmente anch'egli pederasta, da oggi potrà smettere di preoccuparsi delle nostre disgrazie terrene pensando solo ed unicamente a spendere, anche se il peso dell'invidia nazionale lo costringerà a camminare sempre con le mani sulle palle per esorcizzare i milioni di accidenti che lo raggiungeranno da qui alla prossima vincita ultramultimilionaria, quando un altro malparido raccoglierà il testimone e si convertirà per un breve periodo nell'uomo invisibile più odiato d'Italia, facendo dimenticare a tutti, per un pò, di odiare qualcun altro.

sabato 15 agosto 2009

La Guerra dei Mondi


Fra tette al silicone e tradizioni millennarie, l'America si trova schiacciata nella morza di un progresso che le regala solo malefici. Come dice tristemente Galeano, il progresso é un viaggio con piú naufraghi che naviganti, essendo piú le barché che affondano gravate dagli effetti collaterali dell'occidentalizzazione forzata, di quelle che arrivano in porto scaricando passeggeri sani, salvi e felici. Cartagena, capitale del Mar del Caribe, il mare degli incontri, incontri di culture e scontri di razze, é un pó la capitale di questo fenomeno apparentemente inarrestabile. Al fascino indiscutibile delle vestigia coloniali, che restano di per sé simbolo di disgrazia e sfruttamento, contrappone lo scintillio immancabile dei centri commerciali. E accanto a uno dei piú vecchi e rappresentativi locali di salsa della cittá, Donde Fidel, spunta insinuante l'Hard Rock Café, dalle cui vetrine idiote cameriere emo-vestite invitano il turista e il viaggiatore a dimenticare in che paradiso si trovano per intraprendere il viaggio verso il non-luogo globale della catena occidentale, tentando di distrarre la gente dal pericoloso e ispiratore fascino prodotto dalle meraviglie della cittá. E poi tette. Tette, tette, tette. Nell'ossessione latina di importazione statunitense per la chirurgia estetica, che ormai molti dimenticano essere una "chirurgia" con tutti i rischi del caso, riposa latente il germe della dominazione machista, della mentalitá maschilista e violenta che molte donne inconsapevolmente accettano ogni volta che permettono a un chirurgo sciagurato di aprirle per riempire di silicone i vuoti dell'anima, mentro l'uomo che continua a essere brutto sfoggia fiero la sua bambola prorompente per le strade della cittá. E ogni volta che una bambina di 18 anni si fa regalare le tette nuove per celebrare la sua maggiore etá e una suppostá "maturitá", ogni volta che genitori venduti accettano questa perversione sottoscrivendola e legittimandola agli occhi della figlia e della societá intera, il virus di un capitalismo corrosivo perché stupido e privo di senso vitale si diffonde a macchia d'olio, insudicia le menti e sporca le coscienze. Cosí nascono i consumatori di tette come di McDonald, di prostituzione come di droga, di occhiali Dolce&Gabbana come di realities insulsi, soporiferi ed idioti. E non é un caso, secondo la mia modestissima opinione, che il fronte di questa guerra sia proprio in America Latina. Perché qua ancora vive una saggezza ancestrale che é il nemico ultimo dei distruttori del mondo. La loro ultima frontiera. E' la guerra all'indio, ai suoi riti e costumi, alle sue credenze e infine, alle sue piante. E' la guerra dichiarata da secoli alla foresta amazzonica, che oltre a proporzionare caucciú e legna prima, petrolio e farmaci poi, offre da migliaia di anni attraverso le sue piante una finestra verso la redenzione e una ultima difficile opportunitá di cambiamento. E il numero sempre crescente di "gringos", stranieri di ogni sorta che senza neanche parlare spagnolo e senza sapere a cossa si confrontano accettano questa opportunitá lo testimonia.
Il malessere c'é, questo é fuori discussione. Per alcuni ormai non c'é piú cura possibile, troppo sprofondati in false comoditá e schiacciati da falsi doveri. Ormai migliaia di persone si fanno incatenare giornalmente al giogo soffocante del credito, unica risorsa possibile per alimentare uno status insostenibile attraverso il solo magro stipendio. Inseriti come tasselli di un mosaico nella struttura falsa della societá occidentale, fatta di regole suppostamente infrangibili, si ritrovano, piú che fisicamente, mentalmente intrappolati perché schiavi di convinzioni false, assolutamente parziali e soggettive.
Nel viaggio ho incontrato un trader quotatissimo, 26 anni, che stanco di vedere scorrere numeri sullo schermo di un computer per 12 ore al giorno nel nome di qualcosa che ormai neache lui sapeva cos'éra, si é licenziato e se n'é andato a fare il giro del mondo. Per un anno vedrá scorrere il mondo davanti ai suoi occhi. Qualcuno astutamente commentó: "Si vede che aveva i quattrini per farlo". Questo qualcuno sicuramente ha un'auto o una barca che vale 2 o 3 anni di viaggio in giro per il mondo, certo non mangiando caviale in compagnia di escorts d'alto bordo. Ad altri invece, rimasti in silenzio, brilleranno gli occhi nell'immaginare una tale rivoluzione. Il pensiero volerá in mille luoghi sconosciuti e lontani, assaporeranno cibi e odori diversi. Strani suoni, abiti sgargianti. Cieli diversi. Sorrisi genuini. Risvegliandosi bruscamente davanti al monitor affollato di numeri, immersi nell'orgiastico chiasso dell'abbuffata capitalista rivestiranno i panni del cittadino. Per questi ultimi, nonostante tutto, c'é ancora speranza